La prima descrizione nota è di Andrea Vesalio intorno al 1550, successivamente uno sconosciuto medico austriaco ne descrisse le caratteristiche, infine Francosi Gigot de La Peyronie dette alla malattia la notorietà, tanto che questa prese il suo nome (Sindrome di La Peyronie)
A tutt’oggi non se ne conosce la causa con certezza, anche se esistono delle ipotesi. L’osservazione clinica ha permesso di constatare che la malattia è molto più frequente nei fumatori, nei maschi diabetici o che soffrono di pressione alta. Inoltre è spesso diretta conseguenza di un trauma del pene. Questo non vuol dire che tutti i fumatori, i diabetici e gli ipertesi siano destinati ad avere questa malattia, è solo molto più probabile.
I corpi cavernosi del pene sono paragonabili alle canne di una “doppietta”, classico fucile da caccia. Ogni corpo cavernoso è rivestito da una tunica bianca detta albuginea (in latino, albus=bianco). I corpi cavernosi determinano l’erezione del pene riempiendosi di sangue e l’albuginea conferisce la rigidità.
Esempio: se prendiamo una bottiglia di plastica, questa avrà una scarsissima consistenza da vuota, ma se la riempiamo fino all’orlo di acqua e la chiudiamo ermeticamente, assumerà una rigidità estremamente consistente. La malattia colpisce le tuniche albuginee, provocando la trasformazione del tessuto vitale in tessuto di tipo cicatriziale, per cui molto frequentemente c’è una più o meno grave alterazione dell’erezione e della forma del pene.